Perché insegnare musica nelle scuole?

17 Maggio 2023

Perché insegnare musica nelle scuole?



La musica insegnata sin dalla scuola può avere numerosi benefici.


Sono sempre più numerose le scuole che propongono un approccio alla musica più strutturato e profondo rispetto alla classica ora di educazione musicale. Niente di più positivo: imparare la musica sin da bambini, e soprattutto in ambito scolastico, può avere moltissimi benefici sulla persona e sull’apprendimento.


Cosa è “musica”?


La musica è un’attività sia fisica, sia spirituale, sia intellettuale, e può avere benefici sia studiandone la teoria che praticandola concretamente.


Tutti siamo immersi nella musica, la ascoltiamo ovunque, essa permea ogni nostro momento della vita: il suono, il rumore, ma anche il silenzio fanno parte del nostro ritmo vitale. Essi ci cullano in un’alternanza tra il sonno e la veglia e ci accompagnano nelle nostre attività quotidiane. Anche per questo motivo, la musica viene intesa come un “linguaggio” (spesso definito universale).


Eppure la musica non ha “parole” nel senso comune. Essa utilizza suoni, e anche quando le parole vengono inserite nel suo flusso, esse vengono cantate, ovvero immerse in un contesto sonoro. Questa è la sua qualità unica.


L’ascolto musicale


 


Il processo dell’ascolto è molto delicato e coinvolge tutti gli aspetti più profondi dell’interiorità e del sostrato fisico del nostro corpo. La musica ci ricollega alla nostra interiorità più profonda, ci ricorda che abbiamo dei sentimenti, che siamo esseri “senzienti”. Ci porta infatti a “sentire” e ad “ascoltare”. La musica vive in noi quando ascoltiamo.


L’ascolto è qualcosa che avviene con tutto il corpo, così come il sentire. Una vibrazione giunge attraverso la pelle, così come attraverso le orecchie. Il ritmo viene vissuto dal corpo e può essere per esempio sonorizzato su un tamburo. Questo duplice aspetto interiore/esteriore caratterizza la musica in tutte le sue manifestazioni.


Un filosofo del XIX secolo, Arthur Schopenhauer, indica che la musica è “una metafisica” delle cose, ovvero mette in comunione con l’essenza stesse delle cose, con la loro qualità più interiore.

Se applicata all’essere umano, questa idea porta all’essenza stessa: l’anima, che è il sentire più profondo, che non può essere compreso da un’intelligenza astratta e fredda.


Musica e benessere



Questa è anche la ragione per cui la musica fa stare bene: essa ricollega a sentimenti e a emozioni che spesso, troppo spesso, nella società frenetica e nevrotica vengono relegati nell’angolo, come “cose belle, ma da dimenticare”, perché non hanno posto nel commercio, nell’economia, nell’industria, nell’intellettualizzazione generale verso cui la società contemporanea occidentale tende.


La musica può anche dunque essere un bel tramonto? Certo che sì. Può essere anche un sogno, un amore, una vacanza, un libro. Tutto può diventare musica se lasciamo libera la nostra immaginazione e creatività, sentendo la musica dell’anima, una musica interiore che viene incontro da “dentro” mentre il suono fisico, la vibrazione, viene incontro da “fuori”.


La nostra anima risuona con la musica esteriore e vibra con essa. Per questo motivo è tanto importante insegnare la pratica musicale ai bambini e alle bambine, perché essa è creatività pura e semplice. Parla direttamente alla loro anima.


Attraverso il canto bambine e bambini sperimentano le note e le armonie, i ritmi e le melodie in modo immediato. In tutto questo, il canto coinvolge tutto il loro essere, sia nell’ascolto che nell’emissione vocale.


La musica e i bambini



La musica è un’attività completa. Ma come si insegna? Come si devono approcciare bambini e bambine ad essa?


A tale scopo esiste un’infinità di metodi, di corsi, di approcci diversi, alcuni più razionali, altri basati sul movimento e la creatività. Alcuni si rondano sulla lettura delle note, altri sul canto. Tutti hanno in comune la volontà di portare un contenuto musicale al bambino.


Non esiste “un metodo” giusto: tutti si completano l’uno con l’altro. Sta all’insegnante essere il vero cultore della musica, decidendo quale approccio utilizzare a seconda della situazione.


Certamente sarebbe molto facile e conveniente avere un prontuario fisso e schematico da seguire per insegnare la musica ai bambini, ma questo non risponderebbe alle esigenze della loro essenza, a ciò che essi interiormente anelano. Si potrebbero insegnare le note in modo schematico e letterale, ma mancherebbe la parte creativa. Si potrebbe fare esperienza del movimento, ma dopo un po’ mancherebbe la parte più teorica.


La musica in diverse lingue del mondo indica sia “gioco” che “suono”. Basti pensare all’inglese: “to play” indica sia “giocare” che “suonare”. Lo stesso accade nel tedesco o nel francese. Questo indica molto bene un’altra caratteristica della musica: la sua essenza creativa. La musica permette infatti di apprendere attraverso il gioco, ovvero attraverso l’immaginazione. Per un bambino o una bambina una fiaba è una cosa molto seria. Le vicende che il protagonista attraversa lo muovono profondamente nell’anima. Egli fa un’esperienza interiore quando ascolta una storia. Questo approccio creativo-immaginativo è ciò che viene definito “creatività musicale” perché è da questo contenuto che la musica trae vita e porta la vitalità stessa.


Giocare è dunque una cosa seria! In questo paradosso sta tutta la pratica musicale del docente e la sua formazione. Egli deve aver sperimentato diversi approcci musicali, per poter insegnare a ogni bambino e a ogni classe ciò che la musica è. Un metodo sarà dunque tanto più valente, quanto più porterà il docente a far esperienza interiore della musica.


Conclusione


Un grande musicista lombardo, Claudio Gregorat, ha dedicato un libro proprio a questo sentire interiore musicale, L’esperienza Spirituale della Musica. Poter incontrare l’anima del bambino e della bambina attraverso la musica è dunque l’ideale di ogni approccio educativo che porti la musica alla prima infanzia. Tanto più si conoscerà l’aspetto interiore del bambino, tanto più la musica troverà la sua strada per stabilire una relazione sonora.

L’educazione di questo tratta: "stabilire una relazione educativa attraverso la materia insegnata". E non si può che ripetere come adagio la frase di Jean Léon Jaurès: “Non si insegna quello che si sa o quello che si crede di sapere; si insegna e si può insegnare solo quello che si è”. 


Matteo Scovazzo (Insegnante di Musica)