La Meditazione a Scuola: intervista a Grazia Roncaglia

27 Febbraio 2023



La letteratura oggi è piena di studi sugli effetti benefici della meditazione nella popolazione adulta.


La produzione di studi sui benefici della meditazione in età evolutiva è, invece, limitata probabilmente perché ancora non sono molte le realtà che introducono sistematicamente percorsi introspettivi nella scuola.


Per questa ragione abbiamo chiesto un'intervista per farci raccontare la sua personale esperienza a Grazia Roncaglia: un’insegnante di Torino che da circa vent’anni usa la pratica meditativa nella routine scolastica.


Buongiorno Grazia, vuol parlarci di come è nata l’idea di portare la meditazione in classe?


<< La mia esperienza nasce a scuola, mettendo insieme due grandi passioni della mia vita: la meditazione di consapevolezza come pratica personale e i bambini. 


Sono insegnante di scuola primaria da trent’anni, e guardo i bambini con una visione ampia: in loro vedo esseri umani che ho l’onore e la responsabilità di educare in senso olistico e armonico. 


Curo allora gli aspetti corporei, emotivi, cognitivi e spirituali mettendo tutto sullo stesso piano di importanza. >>


Perché crede sia importante la meditazione già alla scuola primaria?


<< La meditazione e le pratiche riflessive sono uno strumento prezioso per mettere i bambini e i ragazzi in contatto con sé stessi: l'auto-conoscenza e la consapevolezza di sé vanno di pari passo con il senso di responsabilità e il comportamento etico, che si esprime nei comportamenti e nei linguaggi, e persino... nei pensieri! >>

 

Qual è a suo avviso la relazione tra educazione e meditazione?


<< Una saggia educazione va oltre l’ambito personale, che è sempre il nostro punto di partenza, per coinvolgere anche quello sociale e quello sistemico, in modo interconnesso e inscindibile. Educhiamo bambini a stare bene con sé stessi, con gli altri, con le diverse comunità e ambienti a cui appartengono e con cui interagiscono, quindi con il Pianeta.>>


Ci racconta che benefici ha osservato nelle tue classi?


<< Io pratico la meditazione in classe da 20 anni, e anche se non sono uno scienziato, posso condividere cosa ho osservato. Il mio sguardo è duplice, individuale e collettivo: mi metto in ascolto dei bambini come individui, e poi mi metto in ascolto del gruppo nel suo insieme. 

 

I miei alunni sono vivacissimi, ma hanno imparato a fermarsi per tornare a sé stessi, con grande dedizione e impegno, ogni volta che ne sentono il bisogno o che sono invitati a farlo da me. E lo facciamo insieme. Il “gioco del fermarsi” è diventato “ascolto del silenzio”, e poi pura presenza consapevole. 


Quando ho cominciato questo tipo di educazione, la parola “mindfulness” non era ancora sdoganata, e io nella scuola pubblica facevo le cose quasi di nascosto.


Non potevo fare a meno di spiegare ai miei alunni come funziona la nostra mente, e invece che semplicemente dir loro di “stare attenti”, ho iniziato a cercare modi per condurli nell’esperienza diretta dell’attenzione.


Introdurre a scuola momenti strutturati di pratiche riflessive, durante i quali gli studenti imparano a raccogliere l’attenzione dispersa all’esterno per dirigerla all’interno di sé, diventando gli osservatori delle sensazioni corporee, del respiro, dei loro stessi pensieri e delle emozioni, implica molto di più che il semplice potenziamento delle capacità attentive da cui sono partita. 


Significa intraprendere un prezioso viaggio di autoconoscenza che include un’alfabetizzazione corporea e emotiva, che sono alla base della regolazione cognitiva. >>


E per chi volesse immergersi nella pratica e portare in classe la meditazione potrebbe approfondire in questo articolo.



Antonella Giostra